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V Convegno nazionale Società Italiana di Antropologia Applicata, Catania 14-17 dicembre 2017
Giunto alla sua quinta edizione, quest’anno il Convegno nazionale della Società Italiana di Antropologia Applicata vuole essere un’occasione di confronto sulle forme di collaborazione e mutualismo che nascono in risposta alla crisi, dando luogo a pratiche trasformative per la società. Ospitato dall’Università di Catania, il Convegno si dispiegherà in tre giornate di dibattiti, tavole rotonde, laboratori pratici e momenti di scambio. Un appuntamento utile per esplorare come l’antropologia possa oggi contribuire a riformare le pratiche di cittadinanza, di cooperazione e di lavoro in direzione maggiormente egualitaria, sinergica e distributiva. Il convegno intende approfondire la tematica tenendo in considerazione sia i modi in cui collaborazione e mutualismo vengono declinati nei diversi ambienti di vita, sia l’uso che se ne fa - o se ne potrebbe fare - in antropologia. Come collaborazione e mutualismo stanno contaminando le forme dell’abitare, le relazioni tra agenti umani e non umani, la gestione di economia e finanza, le pratiche di consumo, gli stili educativi, le iniziative dei cittadini? Facendo ricorso a pratiche mutualistiche si possono effettivamente trasformare in meglio le routine della pubblica amministrazione, i processi di pianificazione delle politiche sociali, le forme della produzione culturale, la convivenza sul pianeta? Quali sono le ricadute virtuose del lavoro cooperativo, ma anche le sue criticità e le difficoltà che si frappongono nel percorso? E ancora, qual è il valore aggiunto che può derivare da approcci di ricerca basati sulla collaborazione e la maieutica reciproca? Possono questi approcci, se criticamente applicati, dar luogo a relazioni di lavoro meno gerarchiche e competitive? A modi, tempi e luoghi della partecipazione e comunicazione pubblica meno asfittici? In che modo, facendo ricorso alla collaborazione, possiamo supportare al meglio le comunità con cui interagiamo sul campo? Quali sono le ricadute applicative e le problematicità sottese all’uso di questi metodi in antropologia? Gli approcci collaborativi godono oggi di un notevole successo nelle pratiche di cittadinanza, nella panificazione delle politiche pubbliche, nella ricerca sociale. Il Convegno SIAA vorrebbe esplorare la loro utilità e legittimità in antropologia, per investigare non solo l’apporto che la nostra disciplina può offrire in specifici settori occupazionali, ma anche le sue potenzialità “trasversali” di penetrare nello spazio pubblico, nella sfera della politica, nel mondo del lavoro. La capacità che l’antropologia possiede di stimolare pratiche trasformative in tempi di crisi facendo ricorso a collaborazione e mutualismo dipende dal riconoscimento di quanto gli antropologi sono capaci di mettere in campo nelle loro traiettorie professionali ed esistenziali; un riconoscimento però che non va solo incoraggiato all’esterno, ma anche rafforzato all’interno della comunità antropologica. Grazie alla sinergia tra la Società Italiana di Antropologia Applicata (SIAA) e l’Associazione Nazionale Professionale Italiana di Antropologia (ANPIA), le varie potenzialità/criticità che discendono dalle pratiche collaborative e mutualistiche saranno scandagliate con sguardo riflessivo, contemplando i risvolti sia applicativi sia epistemologici del fare antropologia nello spazio pubblico. I partecipanti saranno sollecitati a scambiare prospettive e metodi di lavoro da mettere al servizio della collettività; teorie e prassi utili a ridefinire i processi di produzione, condivisione e trasmissione dei saperi, utili ad escogitare nuove forme di protagonismo associativo e coalizione sociale. I momenti di discussione e sperimentazione che il Convegno ospiterà saranno aperti anche alla cittadinanza attiva, ai movimenti sociali, alle diverse realtà associative e professionali del territorio e agli amministratori animati da spirito di servizio e interessati ad una realizzazione innovativa delle politiche pubbliche. Oltre alla consueta assemblea dei soci SIAA, che quest’anno eleggerà il nuovo Direttivo, a conclusione delle tre giornate di Convegno si terrà l’assemblea dell’ANPIA. Sono graditi contributi di diversa natura, sia panel che laboratori pratici, poster, film, mostre audio-visive, performances e ogni altro format capace di rafforzare gli sforzi collaborativi e mutualistici che, fuori e dentro l’accademia, cercano di trasformare gli assetti politici ed economici alla base della marginalità e dell’ingiustizia sociale. Il Convegno intende, infatti, esplorare modalità di interscambio che diano benefici reciproci a individui e collettività, nella speranza che collaborazione e mutualismo rappresentino condizioni essenziali di fuoriuscita dalla crisi. SEDE del Convegno: Università di Catania Coordina il Comitato Scientifico: Mara Benadusi Membri del Comitato Scientifico: Alessandro Lutri, Francesco Zanotelli, Massimo Tommasoli, Bruno Riccio, Roberta Bonetti, Sebastiano Ceschi, Sabrina Tosi Cambini, Giovanni Pizza, Marco Bassi, Leonardo Piasere, Antonino Colajanni Segreteria organizzativa: Irene Falconieri e Fabio Fichera Tempistiche Apertura del Call for panels e workshops: 1 marzo 2017 Chiusura della Call for panels e workshops: 30 aprile 2017 Conferma di accettazione delle proposte: 15 maggio 2017 Apertura della Call for papers: apre 20 maggio 2017 Chiusura della Call for papers: 20 luglio 2017 Conferma di accettazione delle proposte: 30 agosto 2017 Apertura della registrazione al convegno: 24/09/2017 Chiusura della registrazione al convegno: 31/10/2017 Tassa di iscrizione al convegno La quota di iscrizione al convegno è di 35 euro. Per i soci SIAA e ANPIA incardinati nell’università o in un altro ente/istituzione la quota sarà ridotta a 20 Euro. Gli studenti e i precari godranno invece dell’abbattimento integrale della quota di iscrizione. Il comitato scientifico si riserva di valutare la possibilità di concedere contributi per coprire le spese di alloggio per i non incardinati (in tal caso verrà data priorità ai soci SIAA e/o ANPIA che presentino un contributo o organizzino un panel/workshop nel corso del Convegno). Per iscriversi alla SIAA: https://antropologiaapplicata.com/r... Come presentare le proposte Qui di seguito sono fornite le indicazioni per la presentazione delle proposte di panel e workshop. Le candidature devono vedere coinvolti tra i proponenti almeno un socio o socia SIAA. Ogni proponente può inviare al massimo una proposta. Le candidature devono essere inviate entro il 30 aprile 2017 ai seguenti indirizzi di posta elettronica: ; . Panel Come negli anni precedenti, il convegno SIAA ospiterà sessioni tematiche in cui saranno presentati singoli contributi scientifici. Ogni sessione avrà la durata di 2 ore e potrà accogliere un minimo di 4 e un massimo di 5 paper. Se necessario, un panel può essere esteso a 4 ore, intramezzate da una pausa, per un numero massimo di 10 contributi. Quest’anno, accanto alle sessioni in italiano, si incoraggiano panel capaci di attrarre anche un pubblico internazionale, da tenersi in lingua inglese. Ai coordinatori dei panel si raccomanda di dare enfasi alla dimensione applicativa della ricerca antropologica sin dalla stesura della proposta e di accogliere unicamente contributi che abbiano una chiara valenza applicativa. Ogni panel deve prevedere almeno 20 minuti di discussione aperta con il pubblico. Ai proponenti si chiede di inviare un abstract di 400 parole, inclusa una bibliografia minima di riferimento (non più di 4 indicazioni bibliografiche). Workshop Rivolti a un numero ristretto di partecipanti (max 25), i laboratori SIAA intendono valorizzare le possibilità applicative della disciplina nella pratica del campo, nella facilitazione dei processi di partecipazione sociale, nella mediazione dei conflitti, nelle tecniche di restituzione e comunicazione, attraverso lo scambio dinamico, la condivisione dei saperi e la maieutica reciproca. I laboratori offriranno occasioni di sperimentazione e generazione di conoscenza facendo leva su un ampio spettro di metodologie (visuali, grafiche, acustiche, performative). Tra le possibili aree di approfondimento si accettano candidature di workshop anche nei seguenti ambiti: - Forme di presentazione della conoscenza antropologica non-testuali, non lineari e non di taglio prettamente accademico. - Sperimentazioni sui diversi approcci antropologici (inclusa l'osservazione partecipante) per esplorare come questi possano mettere in campo modalità effettivamente collaborative e trasformative. - Creazione di ambienti di lavoro in cui le persone siano facilitate nello scambiare competenze e sviluppare strategie comuni in maniera generativa. - Uso di nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione a supporto della ricerca etnografica. Nell’operare una selezione, il comitato scientifico terrà conto di due criteri: - Esperienza: il laboratorio dovrebbe essere un luogo in cui si partecipata ad attività di carattere pratico-applicativo legate alla dimensione del fare e non un contesto per presentare i propri risultati di ricerca ai colleghi. - Collaborazione: il laboratorio dovrebbe incoraggiare una dimensione collaborativa sia tra antropologi sia tra antropologi e altre figure interessate (per citare solo alcuni esempi, designers, artisti, ingegneri, attivisti, performer, pianificatori urbani, architetti, operatori sociali, etc.). Ogni laboratorio potrà avere una durata di 2 oppure 4 ore (a seconda delle necessità degli organizzatori) e l’adesione avverrà per iscrizione dei partecipanti, ad esaurimento dei posti. I proponenti devono preparare un abstract di 400 parole in cui siano chiaramente indicati: 1) il titolo del laboratorio; 2) il nome del/i conducente/i; 3) la sua durata; 4) le finalità pratiche che il laboratorio si propone; 3) le sue modalità di conduzione; 4) i possibili destinatari. Si richiede ai proponenti di allegare anche una breve BIO (non più di 200 parole).
Posted By SIAA - Società Italiana di Antropologia Applicata
1 hour ago
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'Migration and the (Inter-)National Order of Things. Law, state practices and resistance', Bergen Summer Research School from June 12-22 2017. This interdisciplinary PhD course aims to deepen the understanding of the politics of protection and control of contemporary migration. It asks: How are migrants given different bureaucratic and legal identities (e.g. refugees, stateless persons, irregular migrants) and what are the consequences of such distinctions and labels? What protection does international law and humanitarian institutions offer to different categories of people? What are the spatial, temporal and gendered implications of the protection and control practices aimed at migrants? And, how are the legal and bureaucratic identities, and institutions of migration control, challenged by migrants themselves? The course include a number of lectures by distinguished researchers, including Alison Mountz, Professor of Geography and Canada Research Chair in Global Migration, Sine Plambech, Danish Institute for International Studies and Christine Jacobsen, Director of Centre for Women's and Gender Research at the University of Bergen. For more detail see: http://www.uib.no/en/rs/bsrs/104290/migration-and-inter-national-order-things This course is one of six parallel courses in 2017, spanning disciplines within health, humanities, and social sciences. In addition to the courses, there will be a series of joint sessions about research tools for PhD candidates, but also plenary sessions with keynotes, debates, and an excursion. This annual multidisciplinary research school has been running for ten years, emphasizing the need for multidisciplinary approaches to tackle Global Challenges. It attracts PhD candidates and junior researchers from all over the world, working on some of the greatest challenges of our time. We would appreciate if you could share this invitation with PhD candidates in your network. Please visit our website (www.uib.no/en/rs/bsrs) to check our course and to submit your online application. Application deadline: March 1, 2017
Course leaders: Maja Janmyr, Postdoctoral Researcher, Faculty of Law, UiB, and Marry-Anne Karlsen, Senior Researcher, Uni Research Rokkan Centre
uib.no
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February 22
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Resident fellowships at the Nantes Institute for Advanced Studies
Closing date: 30 April 2017
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February 20
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CFP seconda edizione della conferenza de* dottorand* di scienze sociali (Padova, 22-24 giugno 2017)
Il Corso di dottorato in scienze sociali: interazioni, comunicazione e costruzioni culturali dell’Università degli Studi di Padova ospiterà la seconda conferenza nazionale interamente organizzata da e per dottorandi e dottorande.
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February 13
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Just for fun...
Declare things illegal and trump will sign it
storage.googleapis.com
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February 08
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Al prossimo incontro del ciclo Brown Bag Seminars del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'Università di Bologna, Khalid Rhazzali presenta "Islam of the Cell", oggetto della sua recente pubblicazione sul nucleo monografico del n. 2/2016 di ERQ
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February 07
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Campagna sull'accesso alle professioni e sulla valorizzazione dei titoli di studio del settore beni culturali.
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February 04
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Uscito l'ultimo numero di Anuac, con rinnovata veste grafica
Anuac - Journal of National Association Anthropology
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January 28
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Call for abstracts for edited volume: “Access Denied: When Anthropologists Cannot Enter the Field”
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January 24
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Issue 3/2016 -- https://www.rivisteweb.it/issn/1973-3194
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January 10
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In 2000, economist Steven Levitt and sociologist Sudhir Venkatesh published an article in the Quarterly Journal of Economics about the internal wage structure of a Chicago drug gang. This piece wou…
alexandreafonso.me
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January 07
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Terry Eagleton: Academia has become a servant of the status quo. Its malaise runs so much deeper than tuition fees
theguardian.com
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December 30
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CFP: New Horizons in the Ethnography of Communication Conference June 6-8, 2017 Riverdale, New York https://docs.google.com/document/d/1uPxJjoDIvntAWgcaB7gnEnaNsLaf3x-pyQzSTdsIXR4/edit
CFP: New Horizons in the Ethnography of Communication Conference June 6-8, 2017 Riverdale, New York The Ethnography of Communication (EC) is thriving in its 6th decade of research with practical applications to pressing social issues worldwide. Although there are a number of notable EC publicat...
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December 29
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December 24
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Scuola di sociologia filmica e visuale
Il Laboratorio di Sociologia Visuale dell’Università di Genova promuove la prima Scuola di Sociologia Filmica e Visuale dal titolo “Filmare confini e generazioni nello spazio mediterraneo”.
laboratoriosociologiavisuale.it
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December 15
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Madame Tullia Conte à La Sorbonne Paris :) la direttrice artistica di suDanzare La Maison de la Tarentelle à Paris relatore : "Con la cultura non si mangia" . Peut-on vivre de la culture? avec suDanzare La Maison de la Tarentelle à Paris :) \www.sudanzare.com
Posted By Antonella Nicois
December 07
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http://webmagazine.unitn.it/evento/sociologia/11548/creativit-e-musica
Il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale e il Conservatorio di musica “F.A. Bonporti”, in collaborazione con il Laboratorio di filologia musicale del Dipartimento di lettere e filosofia, organizzano due giornate di studio dedicate alla nozione di creatività nella produzioneulturale, con parti...
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December 06
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3 pm Department of Sociology and Social Research, Via Verdi, 26 Trento, Room 15 - 2nd Floor Speakers: Antoine Hennion, Centre de sociologie de l’innovation, Mines ParisTech Pier Paolo Giglioli, University of Bologna Nicola Perullo, University of Gastronomic Sciences, Pollenzo Gianmarco Navarini,…
webmagazine.unitn.it
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December 05
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Open Letter in Solidarity with the Students and Professors of the Zagreb Faculty of Humanities and Social Sciences In Defense of Secular, Free and Democratic Education and Research! We, the undersigned, express our deep concern over continuous pressures on the Faculty of Humanities and Social Scie...
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December 02
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Thanks to Imgur for image.
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November 24
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CFP: Conference of the British Association for Islamic Studies
BRAIS
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November 24
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Politiche, diritti e immaginari sociali: sfide e proposte dell’antropologia pubblica (Convegno SIAA)
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November 23
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Post-doctoral and Doctoral Research Fellows at Max-Planck Institute
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November 23
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Lunedì prossimo presso il Dipartimento di Sociologia ci sarà un incontro con il sociologo e urbanista Jean Pierre Garnier,
Incontro con Jean-Pierre Garnier in occasione della presentazione del suo primo libro tradotto in italiano, Anarchia e architettura: un binomio impossibile seguito da Lo spazio indifendibile: la pianificazione urbana nell’epoca della sicurezza, Nautilus, Torino, 2016. L'incontro si svolgerà in AULA 7 (PRIMO PIANO, DIPARTIMENTO DI SOCIOLOGIA). L’argomento principale da cui si svilupperanno gli interventi di Garnier è quello del cosiddetto “urbanismo securitario”, la cui teoria e pratica risale agli anni ’70 e in particolare agli Stati Uniti dove apparvero due libri, uno del criminologo Ray Jeffery intitolato Prevenzione del crimine attraverso la progettazione degli ambienti, l’altro dell’architetto Oscar Newman, Lo spazio difendibile: prevenzione del crimine attraverso la progettazione urbana. In seguito approderà in Europa, prima diffondendosi in modo massiccio in Inghilterra e in seguito in Francia, che tradurrà il concetto con “architettura di prevenzione situazionale”, ovvero: “organizzare i luoghi per prevenire il crimine”. Presupposto di partenza di tutte queste teorie è che esisterebbero degli spazi urbani favorevoli al crimine: ma sebbene l’idea non fosse affatto nuova, la grande novità stava nell’approccio con cui veniva affrontato il problema. Ovvero, prima della “svolta neoliberista” che cominciò a imporsi in quel periodo, gli abitanti degli spazi criminogi (i quartieri popolari e malfamati delle grandi città, ad esempio) venivano considerati piuttosto come vittime di quegli stessi luoghi, che dunque andavano “risanati” per il “bene” dei loro abitanti e della società intera. In seguito prevarrà un nuovo significato, in accordo con l’importanza che andava assumendo la “responsabilità personale” a scapito delle “cause sociali” nell’affrontare la questione della delinquenza urbana: lo spazio criminogeno sarebbe quello in cui l’architettura e l’urbanistica favorirebbero i delinquenti. L’architettura di prevenzione situazionale si sviluppa inizialmente attorno a quella che Nan Ellin definì “architettura della paura”: la nuova urbe diventa una “città-fortezza”, pattugliata da forze dell’ordine in assetto militare, sempre più sorvegliata dalle telecamere ma anche dagli stessi cittadini (il famigerato Neighborhood watch o vigilanza da parte dei cittadini), mentre le classi più abbienti tendono ad andare ad abitare in enclavi super-protette, gated communities o comunità chiuse, zone residenziali controllate da recinzioni, mura e polizia privata. In generale si può parlare di “architettura difensiva”, cui obiettivo sarà quello di riconfigurare i luoghi per influenzare i comportamenti con l’aiuto di tutta una serie di dispositivi materiali di protezione: muri, barriere, recinzioni, inferriate, terrapieni, fossati, siepi rinforzate… a cui si aggiungono le tastiere digitali che controllano gli accessi, telecamere e polizia. E al tempo stesso eliminando tutti quegli elementi che possono indurre i delinquenti reali o potenziali a sentirsi sul proprio terreno (vicoli ciechi, anfratti, tunnel, passarelle, corridoi, atrii traversanti, tetti terrazzati…) In seguito questo modello verrà giudicato eccessivo e addirittura contro-producente, perciò si passerà a una nuova fase nell’affrontare la questione sicurezza in ambiente urbano: l’obiettivo sarà quello di conciliare sicurezza e urbanità. Architetti, urbanisti e paesaggisti dovranno cercare soluzioni in grado di coniugare il bisogno di protezione e la necessità di non costruire uno spazio urbano troppo “poliziesco”, motivo per cui dovranno trovare il modo di “camuffare” gli interventi securitari dietro le parvenze di una “città condivisa”, a misura d’uomo, solidale e tutte le banalità – o meglio, le menzogne – che si sentono ripetere da politici e pianificatori urbani dei giorni nostri. Ma al giorno d’oggi siamo a un’ulteriore tappa nello sviluppo di queste pratiche e teorie: preso atto che la società è sempre più “fluida”, anche la delinquenza sarebbe sempre più “mobile e volatile”: può succedere di tutto ovunque e in qualsiasi momento, quindi è ora di anticipare l’inprevedibile, di prevedere l’improbabile. A tal proposito si parlerà della necessità di una “governance dell’aleatorio”. Ai giorni nostri tra gli spazi urbani considerati maggiormente “a rischio” ci sono anche quelli frequentati da persone di ogni tipo: infrastrutture di trasporto, centri commerciali, luoghi di svago, piazze del centro città… ovvero quei luoghi in cui maggiormente si concentrano i “flussi”. Si tratterà allora di creare dispositivi per separare e canalizzare i flussi di persone, limitare gli incroci per evitare imbottigliamenti e congestioni propizi a tutta una serie di atti malevoli – dagli scippi alle sommosse – così come a installare dei “perimetri di sicurezza” che si possano rimuovere o ampliare a seconda delle circostanze (ne sanno qualcosa i NOTAV che, in trasferta a Lione, si ritrovarono “ingabbiati” in una piazza del centro città) e servono a smistare e filtrare gli utenti in funzione della legittimità riconosciuta alla loro presenza nel dato luogo da securizzare, senza dimenticare le “corsie di circolazione” riservate alla polizia per permettere un suo intervento rapido. Tuttavia si potrebbe concludere che questo “spazio difendibile” si dimostri piuttosto indifendibile. Innanzitutto perché l’esperienza insegna che a ogni ostacolo posto alle attività criminali più comuni, aggressori determinati, esperti e organizzati riusciranno sempre ad aggirarlo; inoltre, a causa dell’ambiente paranoico che genera, contribuisce a mantenere se non ad accentuare il sentimento di insicurezza e diffidenza che prevale oggi. Infine perché qualsiasi intervento che voglia risolvere i problemi sociali riducendoli a una questione di forma urbana (ad esempio lo spazialismo: non riuscendo a controllare le condizioni generali che determinano la comparsa di fenomeni di “violenza urbana” e la domanda di sicurezza, l’azione dei poteri pubblici e la riflessione degli esperti che li consigliano tendono a ripiegare sull’organizzazione dei luoghi, come se ciò che avviene avesse un’origine locale e spaziale) è votato al fallimento: i fatti che emergono nella città non necessariamente provengono dalla città, ma hanno origine altrove, un altrove che è allo stesso tempo da nessuna parte e dappertutto, vale a dire il capitalismo globale. Durante gli incontri con Garnier verranno affrontati anche altri temi, di cui il sociologo francese si occupa ormai da tempo. È il caso ad esempio del concetto di gentrification, ovvero la trasformazione e “riqualificazione” dei quartieri un tempo popolari e in genere situati nei centri cittadini, a favore di una classe media “creativa”: in realtà la gentrificazione è l’espulsione delle classi popolari dai quartieri popolari, motivo per cui bisognerebbe parlare di “spopolamento” dei quartieri popolari, con un significato specifico: non tanto in senso demografico o geografico di desertificazione, quanto in senso sociologico di estromissione di queste classi. Oppure della nuove trasformazioni vissute dalle grandi città che diventano, nel lessico ben più che nella pratica, metropoli o come si dice da noi città metropolitane: un concetto che non va preso nel senso scientifico del termine, ma lo è diventato in senso pubblicitario, mediatico. Una denominazione di origine sempre meno controllata che serve a “vendere” la città ai suoi abitanti e, soprattutto, a degli attori esterni. Infine, proveremo da affrontare l’eterno dilemma del “che fare”. Oggi si assiste a un ritorno in auge della questione sociale, dopo un ventennio di assopimento, e una delle parole d’ordine che sono tornate a circolare è quella di diritto alla città, formulata ormai cinquant’anni fa da Henri Lefebvre e rilanciata dal geografo marxista statunitense David Harvey. Vedremo come anche questo termine sia fatto oggetto di recupero, oggi come ieri, soprattutto da parte di una certa sinistra riformista che adopera un linguaggio apparentemente radicale per recuperare certe pratiche dal basso e attirare su di sé consensi e voti; di come le lotte difensive che stanno nascendo qua e là, anche in ambito cittadino, oscillino tra uno slancio ideale rivoluzionario e pratiche assai più modeste che si iscrivono nell’orbita del cittadinismo; di come i poteri pubblici ed economici abbiano tutto l’interesse a recuparare l’azione “dal basso” nella prospettiva di una cogestione dell’ordine cittadino – o sussidiarietà, lasciare organizzare dal basso la maggior parte delle faccende e limitarsi a imporre dall’alto quelle più importanti. E molto altro ancora. -------------------------------------------------------------------------------- Jean-Pierre Garnier è nato a Le Mans nel 1940. Si è laureato presso l’Istituto di studi politici di Parigi nel 1963 con tesi in sociologia urbana e gestione del territorio e ha ottenuto due dottorati, prima in sociologia urbana all’Università di Tolosa nel 1972, poi in urbanesimo e pianificazione urbana all’Università di Parigi Créteil nel 1977. Dal 1963 al 1966 ha lavorato all’Institut d’Aménagement et d’Urbanisme della Région Parisienne occupandosi di pianificazione urbana; dal 1966 al 1971 è stato a L’Avana all’Istituto di pianificazione fisica di Cuba dove ha lavorato alla preparazione del Piano Direttivo della città; poi dal 1971 al 1975 ha insegnato nel dipartimento di geografia urbana dell’università di Tolosa. Dal 1975 al 1983 ha insegnato alle università di Parigi Vincennes e Sorbona, e dal 1977 al 2005 è stato professore di sociologia urbana alla Scuola speciale di architettura di Parigi; infine, dal 1983 al 2007 ha occupato il posto di ricercatore presso il CNRS. Oltre ai libri pubblicati, ha scritto innumerevoli articoli in libri e riviste, opuscoli; ha tenuto conferenze, interviste, trasmissioni radiofoniche; è membro del consiglio di redazione di riviste quali Espaces et Sociétés, L’Homme et la Société e Utopie Critique. Scrive regolarmente sulla rivista in rete internazionale Divergences oltre che su Réfractions e Le Monde libertaire. BIBLIOGRAFIA Une ville, une révolution: La Havane. De l’urbain au politique, Paris, Anthropos, 1973. La comédie urbaine ou La Cité sans classes (con Denis Goldschmidt), Paris, Maspero, 1977. Le “Socialisme” à visage urbain. Essai sur la “local-démocratie” (con Denis Goldschmidt), Paris, Editions Rupture, 1978. La Deuxième Droite (con Louis Janover), Paris, Laffont, 1987. Le capitalisme high-tech, Paris, Spartacus, 1988. La Pensée aveugle. Quand les intellectuels ont des visions (con Louis Janover), Paris, Spengler, 1994. Des barbares dans la Cité. De la tyrannie du marché à la violence urbaine, Paris, Flammarion, 1996. La Bourse ou la ville. Paris, Paris-Méditerrannée, 1997. Le nouvel ordre local. Gouverner la violence, Paris, L’Harmattan, 2000. “ La voluntad de no saber ”, in Contra los territorios del poder. Por un espacio público de debates y… de combates, Barcelona, Virus editorial, 2006. Une violence éminemment contemporaine Essais sur la ville, la petite bourgeoisie intellectuelle et l’effacement des classes populaires, Marseille, Agone, 2010. Anarchia e architettura: un binomio impossibile seguito da Lo spazio indifendibile: la pianificazione urbana nell’epoca della sicurezza, Nautilus, Torino, 2016. Inoltre, sono disponibili traduzioni di altri testi di Garnier a questo indirizzo: https://istrixistrix.noblogs.org/
Posted By Ale Quattro
November 22
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Sport e guerra
Posted By Etnografia e Ricerca Qualitativa
November 21